ASSAB (ONE)

ASSAB (ONE)

 

Assab: città portuale dell’Eritrea, Africa Orientale. 

Via Privata Assab, Zona Via Padova, quartiere in cui culture da tutt’Italia e da tutto il mondo si mescolano da decenni. Quale luogo migliore per dedicare una via ad un porto, di per sé spazio di circolazione di merci, di saperi e di storie?

Per quarant’anni, in via Assab One, 2500 metri quadrati hanno ospitato la sede delle Grafiche Editoriali Ambrosiane, meglio conosciuta come GEA, dove si stampavano libri, cataloghi d’arte, enciclopedie per grandi editori di tutto il mondo. Come tanti spazi industriali a Milano, all’inizio del nostro millennio la fabbrica è stata dismessa. Qui interviene, però, la lungimiranza e la passione di Elena Quarestani, che decide di organizzare una mostra nel 2002, inizialmente pensata come un episodio isolato e trasformatasi nella prima delle iniziative ospitate da ASSAB ONE, centro di arte contemporanea ormai attivo da vent’anni. 

Da tempo frequento questo luogo, che ogni volta mi stupisce non solo per le opere esposte ma anche per le declinazioni che l’edificio stesso e le sue linee architetturali riescono ad assumere, di volta in volta diverse. Uno spazio che si trasforma a seconda del suo contenuto, pur rimanendo fedele alla sua storia e alla sua vocazione.  

Assab: port city in Eritrea, East Africa.

Via Assab, Private Street in the area of Via Padova, a neighborhood where cultures from all over Italy and from all over the world have been mixing for decades. What better place to dedicate a street to a port, which in itself is a space for the circulation of goods, knowledge and stories?

For forty years, in 1 Assab Street, 2,500 square meters hosted the headquarters of the Ambrosian Graphic Editorials, better known as GEA. Books, art catalogs and encyclopedias for major publishers were printed here. Like many industrial spaces in Milan, at the beginning of our millennium the factory was abandoned. However, the foresight and passion of Elena Quarestani comes into play, who decides to organize an exhibition in 2002, initially conceived as an isolated episode and transformed into the first of the many initiatives hosted by ASSAB ONE, a center of contemporary art that has now been active for twenty years. 

I have been going to this place for some time now, and it amazes me every time not only for the works on display but also for the declinations that the building itself and its architectural lines are able to cover, from time to time different. A space that transforms itself according to its content, while remaining faithful to its history and its vocation.